“La felicità è autentica solo se condivisa” (Christopher McCandless). Quando penso al termine condivisione mi viene quasi sempre in mente la frase che il protagonista del film Into the wild scrive poco prima di morire al termine di un lungo viaggio intrapreso da solo ed in estrema libertà, lontano dalla famiglia e dalla società in cui non riusciva a vivere, che alla fine lo porterà nella natura selvaggia dell’Alaska a ricredersi in qualche modo sul senso della vita.
“Condividere”, “condivisione”, da quando esistono internet e soprattutto i social network, sono tra le parole più in uso per indicare l’azione del pubblicare, comunicare, mostrare ai nostri amici o follower una foto, un pensiero, un contenuto che ci sta particolarmente a cuore o che rappresenta lo stato d’animo di un momento. Altre volte usiamo il verbo “condividere” per indicare di avere qualcosa in comune con gli altri o di essere d’accordo su un determinato argomento. Il verbo condividere in effetti significa tutte queste cose, ma nella sua etimologia ha anche un altro significato: “dividere con”, “spartire insieme con altri”. E questa è forse oggi proprio l’accezione del termine più difficile da mettere in pratica.
Siamo di continuo tecnologicamente connessi eppure spesso ci sentiamo soli e pensiamo che per stare bene, per realizzare i nostri sogni, dobbiamo fare la nostra corsa contro il tempo senza guardare in faccia a nessuno e concentraci solo sulla nostra vita. Nella nostra quotidianità siamo così presi dai noi stessi da convincerci che, se raccontiamo a qualcuno di quel progetto che abbiamo in mente, quest’ultimo potrebbe non realizzarsi o essere messo in discussione; che, se esterniamo una difficoltà personale, ci mostriamo deboli e vulnerabili; che, se manifestiamo una gioia, quest’ultima potrebbe essere sminuita o non partecipata. E così sprechiamo le nostre energie per una convinzione che non fa altro che isolarci sempre di più. Il potere della condivisione sta esattamente nel fare il contrario.
Condividere è spezzare la propria vita con quella del fratello, dell’amico o del compagno; dividere con lui le proprie esperienze e capacità; creare uno scambio reciproco che, nonostante le differenze, non ci divide, ma ci arricchisce e crea un’opportunità unica di crescita. Perché in fondo su questa terra, come anche più volte Papa Francesco ci tiene a ricordare, nessuno si salva da solo. La condivisione non ci toglie nulla, ma ci dona tutto perché moltiplica le gioie, le speranze, la fiducia ed è occasione per “spartirsi” i pesi della vita, ma anche per mettere a disposizione degli altri le doti e i talenti di ognuno. Anche le diversità, che spesso ci spaventano, viste in quest’ottica non sono un limite, ma una fonte di ricchezza e un punto di forza per creare quella comunione e quella fratellanza universale alla quale, soprattutto in questo momento storico, siamo chiamati. Questa è l’anima della condivisione.
In questo tempo che ci invita a mantenere le distanze e che ci vede sempre più correre in solitaria, dovremmo sforzarci nel nostro cammino quotidiano di uscire da una dinamica individualista in cui conta solo come stiamo noi, in quanto individui singoli, e mostrarci per quello che siamo con le nostre povertà per abbracciare quel “noi” in cui il bene di chi è diverso da me è anche il mio bene e viceversa.
Annabella Troncone
Grazie Annabella per questa bellissima riflessione che mi convince sempre di più che domani, al risveglio da questo brutto sogno, ci sveglieremo peggiori di come eravamo ieri. Il distanziamento sociale sta diventando sempre più chiusura del cuore e condivisione di facciata. Grazie, poi, per avermi riportato alla mente il film Into the wild, uno dei più belli e più intimi degli ultimi tempi…