Ecco l’uomo!

«Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri» (Luca 9,51).

Ecco come Gesù conclude i suoi giorni sulla nostra terra, deciso e preciso riguardo la missione affidatagli dal Padre: la salvezza di tutti gli uomini mediante la Croce e la Risurrezione.

Procede deciso nell’opera di stabilire la pace per i vicini e i lontani (cfr. Ef 2,13-18), l’Uomo nuovo, carico dell’umiltà di Dio che scende per incontrare l’uomo caduto, perduto, svanito. L’Uomo nuovo, che entra nella Città Santa, non imponente e potente, ma umile e povero, su un asinello: “Tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: “Chi è costui?” (cfr. Mt 21,1-11).

La risposta altrettanto sorprendente e decisa verrà prima da Pilato: «Ecco l’Uomo!»(Gv 19,5): spogliato, deriso, flagellato, umiliato, condannato innocente al posto di un assassino e di tutti noi, peccatori. Ecco l’Uomo, Unico tra gli uomini perché prototipo dell’Umanità; davanti a quell’uomo di Nazareth il centurione romano ne conclude la vicenda dicendo: «Veramente “questo Uomo” era giusto! » (Lc 23,47).

“Quest’ Uomo” Crocifisso e Risorto, è il vanto di tutta la Chiesa e l’annuncio di Salvezza per ogni uomo e donna, tappa decisiva dell’umanità che fa fatica a camminare nella via del disinteresse, della gratuità dell’amore, della vera pace e amicizia sociale.

Sin dall’inizio del suo ministero Papa Francesco non si stanca di ripeterlo: «Cristo ha unificato tutto in Sé: cielo e terra, Dio e uomo, tempo ed eternità, carne e spirito, persona e società. Il segno distintivo di questa unità e riconciliazione di tutto in Sé è la pace. Cristo «è la nostra pace» (Ef 2,14). L’annuncio evangelico inizia sempre con il saluto di pace, e la pace corona e cementa in ogni momento le relazioni tra i discepoli» (EG 229).

Quindi, anche quest’anno: ecco l’Uomo Crocifisso e Risorto, cammino della Pace. L’Uomo nudo, sconfitto, disarmato, che offre a tutti, buoni e cattivi, giusti e peccatori, il passaggio al paradiso, alla amicizia sociale come strada sicura verso la casa del Padre.

E continua Papa Francesco: «Tale convinzione, tuttavia, si sostiene con l’esperienza personale, costantemente rinnovata, di gustare la sua amicizia e il suo messaggio. Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno» (EG 266).

E noi siamo fieri di questa profonda verità quando pensiamo, imitiamo e proponiamo l’esempio di Francesco di Assisi, che una volta lasciato abbracciarsi dal Crocifisso di San Damiano, innamorato dalle Sue parole, dal suo stile di vita, dalla sua passione per l’umanità, e decise fermamente di seguirlo, imitarlo:

«Mentre un giorno ascoltava devotamente la messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: “Non tenete né oro né argento né denaro nelle vostre cinture, non abbiate bisacce da viaggio, né due tuniche, né calzari, né bastone”. Questo udì, comprese e affidò alla memoria l’amico della povertà apostolica e, subito, ricolmo di indicibile letizia, esclamò: “ Questo è ciò che desidero, questo è ciò che bramo con tutto il cuore! ”.

Si toglie i calzari dai piedi; lascia il bastone; maledice bisaccia e denaro e, contento di una sola tunichetta, butta via la cintura e la sostituisce con una corda e mette ogni sua preoccupazione nello scoprire come realizzare a pieno le parole sentite e adattarsi in tutto alla regola della santità, dettata agli apostoli» (FF: 1051).

Francesco, deciso e convinto, come quando si è spogliato di tutto, presentandosi nudo e libero alla nuova vita come fratello di tutti e con tutti, soprattutto con gli spogliati della società, ha assunto lui stesso il prezzo della sua scelta e si è caricato della povertà e delle miserie del suo tempo, diventando segno per i suoi contemporanei e attraversando i secoli, proposta per l’uomo nucleare dei nostri tempi.

Ecco! Siamo testimoni della Risurrezione, seguendo Gesù nel cammino che passa per il Calvario… Decisi come Gesù e Francesco? Instancabili come Papa Francesco?… Seme nascosto nella Terra, uomini e donne di pace, anche tra le bombe, ma pur sempre speranza della Nuova Umanità.

Suor Maria Aparecida da Silva
Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda

1 commento

  1. Grazie a Suor Maria Aparecida da Silva per questo articolo profondo e denso di significati e di messaggi!

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