Vi è mai capitato nella vita di provare una grande gioia, di sentire che sembra mancarvi proprio nulla per essere felici…Poi un evento, del tutto imprevedibile e che mai avreste pensato potesse capitarvi, fa irruzione come un fulmine a ciel sereno e sconvolge tutto: i vostri piani, la serenità conquistata e il vostro equilibrio. Chi di noi non ha mai pensato: «Perché proprio a me?». Quante volte vogliamo gettare la spugna di fronte ad un avvenimento al quale non sappiamo trovare una spiegazione o di fronte all’ennesima delusione. Se le cose vanno bene, ci sentiamo amati e soddisfatti della nostra vita, siamo più disponibili a prenderci cura degli altri, a consolare, ad ascoltare, ma se non è così e siamo anche noi ad aver bisogno di cure?
Lo stesso vale nel rapporto con Dio…è facile prenderci cura di Lui e coltivare la Sua amicizia quando stiamo bene e ci sentiamo in pace con noi stessi, ma quando ci sentiamo vacillare che posto Gli diamo? Siamo tutti bravi ad amare e volerci bene nei momenti in cui nulla ci manca e tutto va secondo i nostri programmi, ma è nella prova che si misura l’amore vero. È faticoso ascoltare e seguire Dio quando le cose non vanno come vogliamo e ancor di più quando il Suo disegno ci sembra incomprensibile ed umanamente insensato. Non sempre siamo in grado di capire il senso di ciò che ci accade, semplicemente umanamente a volte un senso non c’è.
Se ci pensiamo nei momenti di difficoltà quasi sempre ci rivolgiamo a Dio per chiedere qualcosa: il perché di ciò che ci sta accadendo o di allontanare da noi quella croce che proprio non vogliamo. Invece di chiedere continuamente dovremmo fare silenzio e metterci in ascolto. Se siamo sempre noi a parlare, a voler dettare le regole, Dio non avrà mai modo di operare nella nostra vita. Quando siamo troppo pieni di noi, delle nostre congetture, delle nostre convinzioni non abbiamo spazio per Dio. E allora cosa dovremmo fare? FarGli spazio, mollare le redini e far fare un pochino a Lui. “Quando sono debole, è allora che sono forte.” (2 Cor 12,10). Può sembrare strano, ma è proprio nelle mancanze della nostra vita, nelle nostre ferite che Dio può entrare e fare la differenza, trarci in salvo e donarci occhi nuovi e rinnovati per guardare anche agli eventi più incomprensibili. Bisogna solo lasciarglieLo fare.
Tutta la nostra vita dovrebbe essere un atto di affidamento, uno scambio reciproco nel quale custodiamo e nutriamo quotidianamente il nostro rapporto con Lui e, nel farlo, ci lasciamo curare. Amare Dio costa fatica e molte volte è la strada più difficile da percorrere, è un cammino continuo che richiede anche una buona dose di coraggio e soprattutto bisogna essere disposti ad abbassare le difese. Siamo disposti a farlo nonostante tutto? Nonostante non sappiamo dove questo ci porterà? E perché dovremmo farlo? Perché Dio ci vuole felici e ci ha creato per questo. E con questa certezza nel cuore giorno per giorno dobbiamo fare il nostro atto di fede e chiedere, ancora una volta, con vigore «PrendiTi cura di me!».
Annabella Troncone
OFS Atripalda
Brava Annabella! Grazie per la profondità delle tue riflessioni!
“Dio ci vuole felici e ci ha creato per questo. E con questa certezza nel cuore giorno per giorno dobbiamo fare il nostro atto di fede e chiedere, ancora una volta, con vigore «PrendiTi cura di me!»”
Quale certezza? Fede e certezza sono due poli opposti. Si può credere, per scelta personale, che esista un Dio e decidere di affidarsi a lui , ma non si possiede la certezza in quanto appunto trattasi di un atto di fede(l’atto cosciente e consapevole che ogni cristiano compie nel momento in cui decide di credere ad un fatto INDIMOSTRABILE).