“Ovunque sarai, ovunque sarò
In ogni gesto io ti cercherò
Se non ci sarai, io lo capirò
E nel silenzio io ti ascolterò”
È capitato a tutti. Perdere una persona cara: un familiare, un amico, o semplicemente una persona alla quale ci siamo particolarmente legati, o che, in un qualche momento della nostra vita, ci abbia aiutato a crescere o superare un ostacolo.
Nell’ultima edizione di Sanremo, il giovane cantante Irama, nella sua splendida “Ovunque sarai” descrive proprio i suoi sentimenti nei confronti di una persona scomparsa.
Irama l’ha dedicata alla nonna, ma la canzone sicuramente è universale. Più che una canzone, è una poesia bellissima che utilizza molte metafore del mondo della natura: “Se sarai vento canterai, se sarai acqua brillerai, se sarai luce scalderai”, e poi ancora “Se sarò in terra mi alzerai, se farà freddo brucerai”.
Una canzone in tema francescano, perché sappiamo quanto Francesco d’Assisi fosse innamorato della natura e come la ritenesse parte integrante della vita dell’uomo e un vero e proprio specchio della Creazione di Dio: gli stessi elementi della canzone (acqua, fuoco, terra, ecc…) sono descritti anche nel Cantico delle Creature di Francesco. Con una differenza: nel Cantico gli elementi della natura diventano un inno di lode a Dio, nella canzone di Irama, invece, sono la metafora di un legame perenne e indistruttibile tra lui e la persona scomparsa.
Perché, per il mondo cristiano e cattolico, la morte non rappresenta la fine, ma un viaggio verso la vita eterna e l’incontro con Dio: la vita dopo la morte. Ed ecco perché ogni persona cara che perdiamo, oltre a vivere dentro di noi nei ricordi che ne abbiamo, non solo ci guarda dall’alto e ci protegge, ma la rincontreremo lì, quando…
Daniele Pirozzi
OFS di Atripalda
Stupendo articolo
Mi sono sentita da subito coinvolta: per me leggere le tue parole è stato come vedere espresso quello che sento e provo… grazie!