“Tu ami tutte le creature, o Signore”. L’antifona d’ingresso alla messa del Mercoledì delle ceneri, quest’anno il 17 febbraio, ha queste belle parole tratte dal libro della Sapienza. Dio ama tutto ciò che crea: tutto ciò che esiste ha senso perché oggetto dell’amore infinito del Creatore; nulla di quanto esiste sfugge al suo sguardo misericordioso. Nel primo dei 40 giorni della Quaresima, la liturgia della Chiesa sembra quasi che si affretti a presentare a tutti i fedeli la fine – che è anche il fine – dell’intero percorso, segno e riferimento del cammino quotidiano dell’uomo. La nostra vita è orientata alla visione e al godimento del vero amore, perché nasce nell’amore e per amore. La nostra meta è Dio, perché da Lui siamo stati pensati e amati fin dall’eternità. Diceva Sant’Agostino d’Ippona: «Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te» (Le Confessioni, I,1,1).
La preghiera, il digiuno, la carità, azioni che da sempre la Chiesa suggerisce in questo speciale tempo di grazia, sono l’occasione per riscoprire e ravvivare il senso di questa grande e consolante verità. Per questo, il profeta Gioele, riferendo le parole di Dio, dice: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso» (Gl 2,12-13). La penitenza che ci viene chiesta è la conversione del cuore, che sola può avvicinarci a Dio. Non si tratta, dunque, di strapparsi le vesti davanti a un giudice implacabile, per supplicare il perdono del male compiuto; si tratta, piuttosto, di dilatare il cuore, affinché, tra i grovigli dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, dei nostri desideri, ci sia più spazio per Dio.
E ogni giorno è il “momento favorevole”, per invocare con il salmista: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo» (Sal. 50); e ogni giorno è “il giorno della salvezza”, perché Gesù ci ha già tutti salvati con il suo sangue versato sulla croce. Iniziare la Quaresima, pensando alla meta che ci attende nel calendario liturgico e civile, cioè la Pasqua, deve farci vivere il tempo della nostra vita, in ogni momento e circostanza, sempre come un tempo di grazia: un tempo in cui accogliere la grazia, cioè la vita di Dio.
Ci è dato un tempo per amare: un tempo per ascoltare, non per urlare a Dio o agli altri rimproveri o accuse; un tempo per rinunciare, non per imporre le nostre idee e il nostro modo di fare; un tempo per dare, non per lamentarci di ciò che non abbiamo o che non siamo. E tutto questo nel segreto, perché il Padre nostro, che vede nel segreto, ci ricompenserà (Cfr Mt 6,18). La Quaresima ci ricorda che il bene va fatto e basta, non ha bisogno di essere mostrato o difeso; colui che ama “con cuore sincero” non cerca la gloria del mondo, perché è egli stesso, amando, la gloria di Dio, perché Dio ama chi ama.
Tony Limongiello
Caro Tony, commento la tua bellissima riflessione “ Ci è dato un tempo per amare” , che rappresenta un’opportunità di cogliere il Kairos, con una, secondo me altrettanto significativa, di un giovane sacerdote gesuita, don Nicola, mio padre spirituale: «Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria» (Sal 63, 11).
Questo abbiamo cantato non solo con la voce, ma anche col cuore. Queste parole ha rivolto a Dio la coscienza e la lingua cristiana.
«Il giusto gioirà», non nel mondo, ma «nel Signore».
«Una luce si è levata per il giusto», dice altrove, «gioia per i retti di cuore» (Sal 96, 11).
Forse vorrai chiedere donde venga questa gioia.
Ascolta: «Si rallegrerà in Dio il giusto» e altrove: «Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 36, 4).
Che cosa ci viene ordinato e che cosa ci viene dato?
Che cosa ci viene comandato e che cosa ci viene donato?
Di rallegrarci nel Signore!
Ma chi si rallegra di ciò che non vede?
O forse noi vediamo il Signore?
Questo è solo oggetto di promessa.
Ora invece «camminiamo nella fede, finché abitiamo nel corpo siamo in esilio, lontano dal Signore» (2 Cor 5, 7. 6).
Nella fede e non nella visione.
Quando nella visione?
Quando si compirà ciò che dice lo stesso Giovanni: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).
Allora conseguiremo grande e perfetta letizia, allora vi sarà gioia piena, dove non sarà più la speranza a sostenerci, ma la realtà stessa a saziarci.
Tuttavia anche ora, prima che arrivi a noi questa realtà, prima che noi giungiamo alla realtà stessa, rallegriamoci nel Signore.
Non reca infatti piccola gioia quella speranza a cui segue la realtà.
Ora dunque amiamo nella speranza.
Ecco perché la Scrittura dice: «Il giusto gioirà nel Signore» e subito dopo, perché questi ancora non vede la realtà, essa aggiunge: «e riporrà in lui la sua speranza».
Abbiamo tuttavia le primizie dello spirito e forse già qualcosa di più.
Infatti già ora siamo vicini a colui che amiamo.
Già ora ci viene dato un saggio e una pregustazione di quel cibo e di quella bevanda, di cui un giorno ci sazieremo avidamente.
Ma come potremo gioire nel Signore, se egli è tanto lontano da noi?
Lontano?
No.
Egli non è lontano, a meno che tu stesso non lo costringa ad allontanarsi da te.
Ama e lo sentirai vicino.
Ama ed egli verrà ad abitare in te.
«Il Signore è vicino: non angustiatevi per nulla» (Fil 4, 5-6).
Vuoi vedere come egli sta con te, se lo amerai?
«Dio è amore» (1 Gv 4, 8).
Ma tu vorrai chiedermi: Che cos’è l’amore?
L’amore è la virtù per cui amiamo.
Che cosa amiamo?
Un bene ineffabile, un bene benefico, il bene che crea tutti i beni.
Lui stesso sia la tua delizia, poiché da lui ricevi tutto ciò che causa il tuo diletto. Non parlo certo del peccato.
Infatti solo il peccato tu non ricevi da lui.
Eccetto il peccato, tu hai da lui tutte le altre cose che possiedi (Agostino)
Spero vi sia gradito e utile come ringraziamento e preghiera… al termine del giorno!
Grazie, Silvana, per la condivisione. Buon cammino di Quaresima, nella certezza che tutti siamo amati dall’Amore.