“Sui tornanti del Golgota”

«“Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Vangelo di Giovanni 8,11).

Così dice Gesù all’adultera, quando rimane solo con lei, dopo che tutti i suoi accusatori sono andati via. L’incontro con Gesù è sempre un incontro di risurrezione. Tutto ciò che può essere una condanna della società, della natura, della storia; tutto ciò che è morte riceve un alito di vita. Ma c’è un prezzo a tutto questo; è il prezzo del sangue di Cristo: è grazie alla sua condanna che Egli libera da ogni condanna; è grazie alla sua morte che Egli salva da ogni morte.

Ogni incontro con Gesù è un battesimo, una immersione nella sua morte, per risorgere a vita nuova. Voglio immaginare che sulla sabbia Gesù stesse scrivendo il nome della donna adultera (cfr Gv 8,8); il nome con l’imposizione del quale inizia il Rito del Battesimo; il nome col quale siamo chiamati dagli altri, e prima ancora e sempre da Dio (cfr Lc 10,20). Un battesimo di conversione – certo –, che tutti i credenti in qualche modo rivivono nel sacramento della Confessione e dell’Eucaristia. È in forza del sangue di Cristo che il sacerdote può assolvere il penitente dai suoi peccati; è lo stesso sangue di Cristo che viene versato, in modo incruento, sull’altare delle nostre chiese, ogni volta che si celebra la messa.

Non a caso, Confessione ed Eucaristia sono esperienze privilegiate dell’incontro con Gesù, e sono sempre eventi di morte e risurrezione. Se è vero che il peccato mortifica lo Spirito di Dio in noi, la liberazione dal peccato ravviva la fede, la speranza e la carità, che da Dio provengono. Se è vero che il peccato ci fa sentire indegni dello sguardo di Dio su di noi, la partecipazione alla mensa del pane e del vino – corpo e sangue di Cristo – ci guarisce, ci purifica, ci fortifica, affinché possiamo praticare tutte le virtù.

E come è bello alzarsi – cosa che ha fatto certamente l’adultera dopo le parole di Gesù –, ogni volta che si esce dal confessionale e dalla chiesa, “puliti” e “nutriti”! Come è bello sentirsi perdonati; non condannati, ma amati! Come è bello vivere da risorti! C’è una gioia divina, non paragonabile ad alcuna soddisfazione umana; c’è una pienezza di vita, che davvero colma ogni vuoto, ogni morte. Per questo il Signore dice: “Ritornate a me con tutto il cuore, perché io sono misericordioso e pietoso”.

Forse la vita cristiana è tutto un cammino di ritorno a Dio; un ritorno alla fonte originaria dell’amore: rifare ogni volta l’esperienza di essere amati in modo perfetto, così da poter amare in modo sempre più perfetto. Nella bellissima lettera enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI scriveva: «Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono. Certo, l’uomo può diventare sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva (cfr Gv 7,37-38). Ma per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio (cfr Gv 19,34)».

Per poter risorgere, dobbiamo allora attraversare la via polverosa che conduce al Calvario; e, per esser certi di raggiungere la meta, possiamo seguire le “frecce stradali” suggerite da don Tonino Bello. «La freccia dell’accoglienza. È una deviazione difficile, ma che porta dritto al cuore del Crocifisso. Accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità! […] La freccia della riconciliazione. Ci indica il cavalcavia sul quale sono fermi, a fare autostop, i nostri nemici. E noi dobbiamo assolutamente frenare. Per stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo. Per porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto. […] La freccia della comunione. Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri» (La segnaletica del Calvario, in Alla finestra la speranza, 1988).

Per aprire il cuore al cuore di Gesù, dal quale riceviamo il vero e perfetto amore, dobbiamo aprire il cuore al cuore degli uomini, nel quale questo amore sempre dimora. Così non c’è mai la morte, perché un cuore che ama è un cuore sempre vivo!

Tony Limongiello
OFS Atripalda

4 commenti

  1. Bellissima riflessione, quanto mai difficile da mettere in pratica per noi peccatori. Sopportare la croce nella speranza-certezza della resurrezione. Alcuni ci provano, altri ci riescono, io ci provo…

  2. È facile scagliare pietre dall’alto del nostro giudizio, della nostra supponenza. Gesù scrive il nome dell’adultera sulla sabbia, i farisei, invece, lo scolpiscono sulla pietra. Eppure per noi è tanto, troppo difficile perdonare. Vorrei anch’io come Gesù scrivere sulla sabbia, aspettando che il vento porti via il rancore, la rabbia……. Il cammino è lungo, non ci riesco ancora, ma ci provo……

  3. Le riflessioni di questo brano sono profonde e ci toccano f
    in nel midollo, segnano un percorso tanto più significativo in quanto viviamo la preparazione alla Santa Pasqua , sforziamoci di seguirlo con tutte le nostre forze… grazie, Tony!

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