Il cielo nel cuore

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mt 17,1-4).

Ancora una volta il Vangelo ci porta su una montagna; ancora una volta, in realtà, si tratta di una collina (il Tabor), e però viene definita alta perché qui gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni riescono a “toccare il cielo con un dito”: raggiungono il massimo della felicità, contemplando la gloria di Dio nel corpo trasfigurato di Gesù. Non è certamente facile anche solo immaginare che cosa sia accaduto. C’è una luce folgorante e c’è un candore come di luce; e possiamo ricordare allora le parole del Prologo del vangelo di Giovanni riferite alla nascita di Gesù: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,4-5). La vittoria della luce sulle tenebre è di certo la vittoria della vita sulla morte, che avviene nella vita-morte-risurrezione di Gesù. Sul Tabor non c’è ombra di morte, e gli apostoli fanno esperienza della pienezza della vita, che è Cristo stesso, incarnazione perfetta dell’amore di Dio. Sul Tabor c’è solo la vita, e Pietro confessa che la vita è bella! Sul Tabor c’è solo la gioia, e gli apostoli non vogliono più andare via! Sul Tabor può esserci ognuno di noi quando ha il cielo nel cuore!

Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo lasciarci condurre in disparte da Gesù, per entrare in intimità con Lui. Il tempo liturgico della Quaresima, che prepara alla Pasqua, ci suggerisce la preghiera, il digiuno, l’elemosina. Possono essere occasioni ed esercizi per raggiungere il nostro “Tabor”; e ci accorgeremo di essere arrivati alla vetta quando pregando, digiunando e facendo la carità avremo sperimentato la gioia e potremo confessare anche noi che è bello. Alimentiamo la vita quando ci affidiamo a Dio con la preghiera di supplica, di lode e di ringraziamento; proteggiamo la vita quando esercitiamo il dominio sui nostri appetiti, affinché essi non diventino i nostri padroni; e generiamo la vita quando aiutiamo chiunque si trovi nella difficoltà o nella miseria.

E non è la vita il desiderio più profondo di ogni uomo? Non è di vita che abbiamo sempre davvero bisogno? Non è con la vita che possiamo essere quello che siamo? È per questo che Pietro, Giacomo e Giovanni non vogliono lasciare il Tabor: quando s’incontra Gesù si fa un’esperienza estasiante di vita, e non si può non desiderare di restare sempre con Lui!

Ce lo insegnano i santi, specialmente i mistici, come santa Gemma Galgani, che fece di “Gesù solo” il centro della sua vita. Le sue parole possono accompagnare e guidare l’itinerario di conversione di chi cammina dietro a Cristo, e possono spingere chiunque ad andare verso di Lui: “Io vorrei che il mio cuore non palpitasse, non vivesse, non sospirasse che per Gesù; vorrei che la mia lingua non sapesse proferire che il nome di Gesù, che i miei occhi non guardassero altro che Gesù, che la mia penna non sapesse scrivere che Gesù, e che i miei pensieri non volassero che a Gesù. Più volte mi sono posta a riflettere se vi fosse in terra un oggetto, verso il quale potessi indirizzare gli affetti miei; ma non trovo nessun oggetto né in terra, né in Cielo, se non altro che il mio diletto Gesù. Eppure, tante volte mi sono perduta fra le noiose dissipazioni della terra; e quanti sono quelli che vanno perduti verso le vanità del mondo! Quelli sono matti davvero. È impossibile; se pensassero a Gesù, Gesù cangerebbe il loro cuore, i loro affetti, i loro sensi, i loro sospiri; e se provassero un solo istante la consolazione che si prova nello stare con Gesù, io dico che non se lo lascerebbero più andare” (Lettera alla Sig.na Annetta Giannini- http://www.suoresantagemma.it/?page_id=1042).

Tony Limongiello
OFS Atripalda

2 commenti

  1. Grazie per la bellissima riflessione. Come sempre piena spunti per interrogarci e mettere in pratica la parola.

  2. La lettura del tuo articolo spinge chi legge a riflettere sul nostro modo di accostarci a Gesù e ad avvicinarci a Lui sempre più.

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