È una delle più note virtù cristiane, ma non a tutti ne è chiaro il significato. Di umiltà è già la Bibbia a parlarne, e a dirci come umiltà voglia dire sottomissione ma non strisciare. Sottomissione a Dio ovviamente, non prostrarsi davanti ad altre persone. Umiltà significa avere uno spirito gentile e pacifico, ma non vuol dire nemmeno essere passivi. Anzi, l’umiltà richiede zelo, passione e azione. Allo stesso modo, mentre dobbiamo sempre avere uno spirito pacifico e mite davanti al Signore, ci sono alcune situazioni in cui Dio vuole che siamo coraggiosi. E dimenticare il nostro proprio onore, per ubbidire il Signore. Non dobbiamo dubitare della nostra propria autorità o abilità di dire o fare qualcosa che Dio vuole sia compiuta tramite noi. Invece, dobbiamo permettere a Dio di usarci esattamente come gli è gradito in ogni situazione. Umiltà dunque non vuole dire passività, ma anzi saper usare i nostri talenti sotto la guida e la direzione di Dio.
Ma se è già la Bibbia ad esprimere il concetto di umiltà come servizio a Dio, da cristiani cattolici abbiamo due esempi di umiltà sopra ogni limite: Cristo e Francesco d’Assisi. Chi più di loro ha vissuto con umiltà nella vita reale? “Quando sei invitato a nozze … non metterti al primo posto … Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto …” dice Gesù in una delle sue parabole. Una frase breve e molto incisiva, in cui Gesù non invita a disprezzarci, ma semplicemente a non esaltarci, perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
E Francesco? Quanti esempi di umiltà ci ha fatto vedere? Forse l’episodio del bacio al lebbroso è quello più calzante: in un’epoca in cui vi era una netta distinzione tra ricchi e poveri, il lebbroso era lasciato a sé stesso. Ma Francesco, mentre girava alla ricerca della sua pace interiore, ne incontrò uno e lo abbracciò.
E noi? Siamo abbastanza umili? Non è facile nel mondo in cui siamo circondati: anche nel mondo lavorativo la competizione la fa da padrone ed è difficile non incorrere nella tentazione di fare qualcosa per farci notare di più (anche purtroppo a spese degli altri) per ingraziarci il nostro capo servizio. Cerchiamo di svolgere invece la nostra professione senza pensare ad un eventuale “premio” che possiamo avere, ma semplicemente per la passione che abbiamo per la nostra professione stessa. Cerchiamo di essere umili e onesti lavoratori al servizio degli altri.
Daniele Pirozzi
OFS Atripalda