“Perché Tu regni in noi”. San Francesco ha accolto da Gesù che il modo di regnare di Dio non passa attraverso un potere impositivo. Dio, umilmente ha scelto di non regnare “su di noi”, ma appunto “in noi”, attraverso la grazia. È l’attuazione del desiderio di Gesù nel realizzare quella comunione per la quale ha dato la vita: “e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi” (Gv 17,21).
San Francesco mette in evidenza questa unità propria del Regno di Dio che è già qui, presente, perché Dio stesso abita in noi e, attraverso di noi, regna sul mondo trasformandolo, come fa il lievito rispetto alla pasta; sbocciando a vita nuova, come il seme nella terra; raccogliendo la diversità delle persone, come la rete al mare. E tutto ciò in modo dinamico, attivo, costante, ma sempre silenzioso, quasi inosservato, come inosservato è anche il respiro, senza il quale però non c’è vita.
Questo silenzioso modo di regnare di Dio nel mondo è la conferma delle parole di Gesù, perché il mistero del Regno è uno solo, presente e definitivo allo stesso tempo, mentre siamo qui lo vediamo nella fede, quando saremo lì, lo vedremo così come Egli è, senza veli. San Francesco guarda e gode, pur nella fatica e nella sofferenza, la realtà che ci aspetta: amore perfetto, comunione beata, felicità eterna.
Dio ha già preparato tutto per noi (cfr.Gv 14,2-4) e, da buoni cristiani, non possiamo pensare di arrivare lì da soli. Nel Regno si parla di “noi”, per cui non ammettiamo le ragioni di un individualismo selvaggio o un menefreghismo anestetico; ecco perché il nostro impegno in questo mondo è quello di trasformarlo e condurlo al Regno di Dio, come anteprima dell’amore, della pace e del bene per tutti, proprio perché dove regna l’amore, lì c’è Dio.
Chiedere appunto, che venga il Suo Regno vuol dire riconoscere l’importanza di esso per tutti, come afferma Papa Francesco (VG 180): «Si tratta di amare Dio che regna nel mondo. Nella misura in cui Egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti. Dunque, tanto l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali. Cerchiamo il suo Regno: “Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). Il progetto di Gesù è instaurare il Regno del Padre suo; Egli chiede ai suoi discepoli: «Predicate, dicendo che il Regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7)».
È ormai passato il tempo in cui il cristiano era assente dal sociale, come se il sociale non gli appartenesse. È bene ricordare che la Chiesa, sin dai primi tempi, è stata sempre pioniera nell’ambito delle conquiste umane e sociali, forte nella difesa dei diritti della persona e della dignità umana. L’agire cristiano non è altro che conseguenza dell’essere: la fede in Cristo, lo stile evangelico di amare e perdonare, le scelte libere e coscienti del quotidiano, la speranza celebrata e condivisa, l’Eucaristia continuata nella vita donata perché altri abbiano vita, quella vita in pienezza che si incontra nel Crocifisso Risorto, testimone autentico dell’amore del Padre per ogni essere umano.
Ecco cosa significa chiedere che venga il Suo Regno: la grazia di rendere visibile l’amore, anche se imperfetto; essere artigiani di comunione, nonostante le difficoltà.
Finché un essere umano venga considerato oggetto di vendita o di disprezzo, dobbiamo implorare che venga il Regno di Dio. Finché ci sarà uno che muore di fame e l’altro che vive nell’indifferenza e nell’opulenza, dobbiamo implorare che venga il Regno di Dio. Finché un anziano morirà senza l’affetto dei suoi cari, e ai giovani e ai bambini sarà negato il diritto di sognare e pensare con la propria testa, dobbiamo implorare che venga il Regno di Dio. Finché una mano si muoverà per uccidere, e il grido dell’innocente sia taciuto, dobbiamo implorare che venga il Regno di Dio.
«La missione dell’annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo possiede una destinazione universale. Il suo mandato della carità abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza, tutte le persone, tutti gli ambienti della convivenza e tutti i popoli. Nulla di quanto è umano può risultargli estraneo. La vera speranza cristiana, che cerca il Regno escatologico, genera sempre storia» (VG 181).
Sr. Maria Aparecida Da Silva
Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda