Per un mondo migliore

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,13-16).

Anche in questa domenica, come in quella scorsa, con il vangelo di Matteo, siamo invitati a “salire sulla montagna” con i discepoli – e come i discepoli –, per ascoltare le parole del maestro, Gesù. Siamo condotti in un luogo, che è lontano, e più in alto, rispetto alla nostra quotidianità, perché tutte le altre voci devono tacere se vogliamo davvero accogliere la Parola. E questo è il primo ammaestramento che ci viene da Gesù: le sue parole non sono come le altre parole; le sue parole sono “spirito e vita” (cfr Gv 6,63). Ascoltando le parole di Gesù, possiamo entrare in relazione con Dio, possiamo vivere in comunione con Lui. Ascoltando le parole di Gesù, possiamo agire secondo la volontà di Dio, e “ordinare” le cose del mondo secondo il Suo disegno. Ascoltando le parole di Gesù, possiamo, in definitiva, sperimentare la Presenza di Dio e il suo Amore, che ci attira a sé, ci trasforma, ci rende capaci di “edificare” il suo Regno, che è regno di giustizia di amore e di pace. Ed è per questo che il discepolo è già, proprio in quanto discepolo, “sale della terra e luce del mondo”: il suo “sapore” lo deve al “sapore” del Maestro; la sua “luce” è riflesso della “luce” del Maestro. È a coloro che lo seguono “sulla montagna” che Gesù dice “voi siete il sale della terra e la luce del mondo”.

Si tratta di una condizione, dunque, ma anche di un impegno, di una responsabilità. Il rischio di perdere il sapore è dietro l’angolo, perché la strada per seguire Gesù è una “via stretta”. Innanzitutto, è una via: per seguire Gesù bisogna “stare in cammino”, fuori dalla “casa” delle proprie certezze e comodità, liberi da ogni “bagaglio” di possesso; e poi è una via stretta: bisogna farsi piccoli piccoli per poterla attraversare. Non a caso il “discorso della montagna” inizia così: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Sono felici, perché possono edificare il regno di Dio, e cioè costruire la “civiltà dell’amore”, quei discepoli che praticano innanzitutto la virtù dell’umiltà. Quei discepoli che non dimenticano mai di essere sempre dei discepoli, quindi bisognosi del maestro, al quale sempre guardano con intensità, per non perdere l’orientamento, e al quale sempre si affidano con speranza, in ogni tipo difficoltà; quei discepoli che sono disposti a seguire il maestro fino alla vetta di un’altra montagna, il Calvario, dove avviene l’insegnamento supremo con il supremo dono di sé di Gesù, “lezione” di vero amore; quei discepoli che si abbassano sulle ferite dei malati, degli abbandonati, dei maltrattati e s’inginocchiano sulle miserie di tutti poveri, perché soprattutto in essi incontrano, ogni giorno, il maestro. Così coloro che seguono Cristo non perderanno il sapore di Cristo, e daranno il gusto dell’amore a tutto, e faranno risplendere la Sua luce di salvezza con le loro opere, che saranno buone.

Come certamente buona è stata l’opera di fratel Biagio Conte, fondatore della “Missione di Speranza e Carità” di Palermo, il quale, in una intervista di qualche anno fa, diceva: “Io sempre ho creduto ad un mondo migliore; che possiamo migliorare questa umanità. – Perché chi ha non deve aiutare chi non ha? […] Dopo tanti anni, devo ancora vedere questa società in cui si muore di indifferenza, si muore dal freddo, si muore perché non c’è la casa! […] Dio è in quelle persone che soffrono, Dio è lì, per questo non lo si vede; è là, in ogni singola persona, in ogni famiglia, in ogni bambino, in ogni giovane a rischio, in ogni immigrato, in ogni anziano solo lasciato solo, in ogni ammalato, in ogni disabile. Lì c’è Dio! E, allora, se ci prendiamo cura di loro, sicuramente scopriremo Dio” (https://www.youtube.com/watch?v=09tBtuKy_mQ&t=207s).

Tony Limongiello
OFS Atripalda

2 commenti

  1. Come sempre un commento al Vangelo di oggi ricco di spunti di riflessione . Grazie e spero di fare tesoro di quanto emerso

  2. Bellissimo il messaggio insito in questo profondo articolo di Tony Limongiello: se riuscissimo a vivere secondo “amore” potremmo essere veramente il sale del mondo, come ci ha detto Gesù.

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