Il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell’amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì (Francesco d’Assisi).
Siamo arrivati al cuore della preghiera del Signore: il Pane, centro propulsore di vita che sostiene tutte le altre richieste. Sì, perché se c’è una cosa di cui l’essere umano non può fare a meno è proprio quello di mangiare. Sedersi a tavola con qualcuno, nutrire il corpo e la relazione costituisce per tutte le culture qualcosa di sacro. Lo dimostra bene Gesù stesso che l’ha elevato a sacramento. Buona parte dei suoi incontri avvengono a tavola, e già allora, si faceva cibo per i commensali che si nutrivano dalle sue parole di vita e verità; e quando spezzava il pane per distribuirlo già diceva in quel gesto abituale lo stile e lo scopo di tutta la sua esistenza.
Perciò quando prega, Francesco non ha dubbi riguardo al pane, quel Pane di vita che non può mancare alla giornata: il Signore Gesù. In Lui, Francesco fa l’esperienza della totalità in tutte le sue dimensioni. Quando guarda, quando pensa, quando parla, quando prega e quando riceve il suo Corpo e il suo Sangue, Francesco sperimenta l’amore, la vita, la gioia, la pace in tutta la loro concretezza, immedesimandosi con Colui che ha donato tutto se stesso, senza riserve, appunto come il pane, che per definizione deve scomparire in colui che lo mangia.
Quanto fa bene ricordare l’amore e la riverenza con cui egli partecipava dell’Eucarestia:
«Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Infatti, essendo colmo di reverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e, quando riceveva l’agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare del suo cuore» (FF: 789).
Francesco ha capito il significato profondo della continua discesa di Gesù per essere una cosa sola con ogni essere umano e con ogni realtà creata, uscita dalle mani di Dio come manifestazione ed espressione concreta del Suo modo di amare.
Chi ha fatto l’esperienza di un amore così può con ragione diventare pane condiviso con i fratelli e le sorelle, soprattutto con i più poveri. Per questo, l’Eucarestia non è solo il punto di riferimento per i cristiani, ma il centro di gravitazione di tutto l’universo. È da Gesù, Pane vivo per la vita del mondo, che ogni cosa acquista vita, nel suo processo continuo di morte e risurrezione.
La Chiesa ne fa memoria sin dai primi tempi; i santi l’hanno testimoniato con la loro vita, e papa Francesco ribadisce con forza e tenerezza:
«Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: “Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo”. L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico “la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso”. Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato» (Laudato Sì, 236).
E ricordiamo le parole di Gesù, nell’ultima cena: «Sapete ciò che vi ho fatto? […] Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (cfr. Gv 13,12.17).
Sr. Maria Aparecida Da Silva
Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda