Curare l’orecchio, ascoltare con il cuore

Papa Francesco ha voluto consegnare i tempi difficili che stiamo vivendo alla protezione di San Giuseppe: prima con un anno a lui dedicato (08.12.2020-2021); poi continuando tutt’ora le sue catechesi del mercoledì, sempre mettendo in evidenza le caratteristiche di questo uomo nascosto, silenzioso, ma di una statura gigantesca. E noi vogliamo iniziare questo percorso partendo proprio da lui, per imparare a curare l’orecchio, ad ascoltare con il cuore.

Giuseppe è l’uomo dell’ascolto: «sempre pronto a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge e mediante ben quattro sogni (cfr Mt 1,20;2,13.19.22)» (Papa Francesco: Patris Corde).

Non per caso, in questo processo sinodale che abbiamo appena iniziato, l’atteggiamento principale che ci viene chiesto è proprio questo: “Ascoltare”. Solo chi sa ascoltare riesce a percepire l’azione di Dio nella propria vita e oltre la propria vita. Ma la capacità di ascolto non avviene in modo improvviso, ha bisogno di cura, di essere coltivata. Ecco perché papa Francesco insiste sull’esempio di San Giuseppe, perché per arrivare a credere agli avvenimenti ai quali è stato sottomesso, e che oltrepassavano le ragioni umane, vuol dire che era un uomo abituato alla Parola. Ha saputo riconoscere la voce di Dio nei sogni perché era già abitato dalla Parola. Chi è pronto all’ascolto è pronto anche all’obbedienza, obbedienza attiva, creativa, concreta.

San Giuseppe col Bambino, Guido Reni, 1635, San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage

E non è questo che contempliamo anche in Francesco d’Assisi?

È curioso come lo descrive La Leggenda dei Tre Compagni presentandolo come uno che sapeva nutrire gentilezza non solo con le persone, ma anche con Dio; capace di un dialogo sincero anche con se stesso: «Tu sei generoso e cortese verso persone da cui non riceve niente, se non un’effimera vuota simpatia; ebbene, è giusto che sia altrettanto generoso e gentile con i poveri, per amore di Dio, che contraccambia tanto largamente». E quando si trova dinanzi al gesto contrario, tradito dalla cupidigia, subito ritorna in se stesso, al proprio cuore, pensando: «Se quel povero ti avesse domandato un aiuto a nome di un grande conte o barone, lo avresti di sicuro accontentato. A maggior ragione avresti dovuto farlo per riguardo al re dei re e al Signore di tutti» (cfr. Tre Comp.3; FF:1397).

Questa consuetudine, questa cura del cuore è lo renderà capace di accorgersi della voce di Dio che parlerà in seguito attraverso l’esperienza della prigionia prima e dei sogni dopo (in Puglia e a Spoleto), fino a prepararlo all’adesione completa dei progetti di Dio su di lui:

«Destatosi, egli si mise a riflettere attentamente su questa rivelazione. Mentre il sogno precedente, tutto proteso com’egli era verso il successo, lo aveva mandato quasi fuori di sé per la felicità, questa nuova visione lo obbligò a raccogliersi dentro di sé… Spuntato il mattino, in gran fretta dirottò il cavallo verso Assisi, lieto ed esultante. E aspettava che Dio, del quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua volontà, mostrandogli la via della salvezza. Ormai il suo cuore era cambiato». (cfr. FF:1401).

Giotto, San Francesco e il sogno delle armi, 1295-1299, Assisi, Basilica Superiore

Ascoltare la voce di Dio, la cui Parola è l’unica capace di cambiare il cuore, renderlo veramente felice.

Riusciamo noi a custodire, curare il nostro cuore all’ascolto di questa Voce?

Tra tante parole che circolano nella nostra vita con una velocità immensa, specialmente attraverso i social, siamo capaci di individuare La Parola che ci può guarire dalle malattie del secolo presente? Non sarà per questo che Papa Francesco ha istituito la Domenica della Parola, per dirci che dobbiamo allenarci a questo ascolto profondo che ci può cambiare la vita?

L’impero tecnocratico ha creato nuovi linguaggi e ha moltiplicato le parole, ma non ci ha insegnato a comunicare meglio; mai come prima la comunicazione porta con sé indizi di divisione e distruzione. Mai come prima vediamo i giovani, allegria del presente e speranze del futuro, sprofondare in un senso di un vuoto terrificante, fino a gesti estremi, come l’omicidio o il suicidio.

È necessario ritornare alla Parola per ritrovare il proprio cuore, per ritrovare il senso della vita, la gioia di vivere. «Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale» (Papa Francesco: EG 11).

Suor Maria Aparecida da Silva
Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda

1 commento

  1. Ho letto con interesse queste riflessioni sull’ascolto della Parola . Mi è piaciuto tanto il riferimento a San Giuseppe uomo obbediente è giusto che dell’ascolto della Parola di Dio ha tratto la sua norma di vita. Con la sua intercessione è quella della sua Immacolata Sposa chiediamo di Ascoltare sempre con il cuore adorante di San Francesco gli insegnamenti di Dio.

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