La discesa di Dio IV: umile nascondimento

«Gesù, quando cominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe…» (Lc 3,23).

Stiamo percorrendo insieme la Via dell’Umiltà di Dio e ci siamo lasciati con l’esempio di Gesù dodicenne che ritorna a Nazareth con i suoi genitori ai quali era sottomesso. Non solo, Luca ci dà anche un altro dato particolare, invitandoci ad entrare in quello spazio di tempo che trascorre tra l’adolescenza di Gesù (Lc 2,41-42) e il suo ministero pubblico arrivato ormai ai trent’anni, sollecitando la nostra immaginazione su quella “vita comune”, solita, come di ogni altro cittadino credente di Nazareth: «Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere…» (Lc 4,16).

Ed è proprio qui che vogliamo soffermarci per questo brevissimo spazio di tempo: la quotidianità, l’umile nascondimento del Figlio di Dio, il silenzio di quei 30 anni, certamente “occupato dalle cose del Padre suo”, e proprio per questo, sottomesso al tempo nella ricerca della volontà di Dio.

Proviamo quindi a immaginare i giorni a Nazareth, all’interno di quella famiglia, i dialoghi che potrebbero sorgere a tavola tra Gesù, Maria e Giuseppe dopo una giornata di lavoro, dopo gli incontri con i vicini, chissà la loro sofferenza davanti alle ingiustizie che provavano a causa della condotta dei Romani o dell’ipocrisia di Erode…

Proviamo a immaginare le domande che segretamente si facevano Giuseppe e Maria nel veder crescere Gesù e ad attingere la maturità nel suo silenzioso mistero…la loro attesa del compimento delle profezie, ma anche l’attesa di Gesù stesso, la cui vita era collegata a quella di Giovanni, suo precursore…. Umile sottomissione! Umile attesa! Anche lui, il Signore del Tempo, sottomesso ai segni dei tempi, per realizzare in sé, la salvezza in ogni Tempo!

Proviamo ad immaginare l’impegno della Sacra Famiglia a sostenere la speranza del loro popolo.

Proviamo a immaginare gli sguardi di Giuseppe e di Maria quando Gesù leggeva la Scrittura: il Verbo che leggeva e spiegava la Parola di Dio…

Proviamo infine a guardare le giornate della famiglia di Nazareth come in uno specchio, dove ci riflettiamo anche noi, con le nostre stesse dinamiche familiari di impegno, di attese, di scontri, di dialoghi, di speranze, di un domani a volte già intravisto ma sempre “incerto”…

Ce lo dice anche Papa Francesco nell’esortazione Amoris Laetitia, invitando ogni famiglia a prendere come icona la Famiglia di Nazareth:

«Davanti ad ogni famiglia si presenta l’icona della famiglia di Nazareth, con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi…L’incarnazione del Verbo in una famiglia umana, a Nazareth, commuove con la sua novità la storia del mondo. Abbiamo bisogno di immergerci nel mistero dalla nascita di Gesù, nel sì di Maria, nel sì di Giuseppe, e quindi penetrare nei trenta lunghi anni nei quali Gesù si guadagnò il pane lavorando con le sue mani, sussurrando le orazioni e la tradizione credente del suo popolo ed educandosi nella fede dei suoi padri, fino a farla fruttificare nel mistero del Regno. Questo è il mistero del Natale e il segreto di Nazareth, pieno di profumo di famiglia!» (cfr. Amoris Laetitia, 30.65).

E con il realismo di chi sa che la perfezione non è di questo mondo ma siamo in cammino verso di essa per rincontrarci in paradiso, Papa Francesco ci ricorda ancora la via dell’umiltà vero esercizio da vivere in famiglia:

«L’atteggiamento dell’umiltà appare qui come qualcosa che è parte dell’amore, perché per poter comprendere, scusare e servire gli altri di cuore, è indispensabile guarire l’orgoglio e coltivare l’umiltà. Gesù ricordava ai suoi discepoli che nel mondo del potere ciascuno cerca di dominare l’altro, e per questo dice loro: «tra voi non sarà così» (Mt 20,26). La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far loro sentire il suo potere, ma quella per cui «chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,27). Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri, o la competizione per vedere chi è più intelligente o potente, perché tale logica fa venir meno l’amore. Vale anche per la famiglia questo consiglio: «Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili (1 Pt 5,5)» (Amoris Laetitia, 98).

Ma vorrei proporre anche questa ammonizione fatta preghiera da Francesco d’Assisi, come vero ritratto per ognuno(a) di noi e per le nostre famiglie, nel desiderio di incontrarci spesso per imitare Gesù, Giuseppe e Maria in quell’umile e silenzioso nascondimento a Nazareth, come segreto per vivere bene il quotidiano.

«Dove è amore e sapienza, ivi non è timore né ignoranza.
Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento.
Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia.
Dove è quiete e meditazione, ivi non è affanno né dissipazione.
Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa, ivi il nemico non può trovare via d’entrata.
Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza» (FF: 177).

E perché non fissare questa preghiera ai frigoriferi delle nostre cucine per non perderla di vista?

Suor Maria Aparecida da Silva
Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda

1 commento

  1. Un articolo profondo, che sollecita il nostro pensiero nella comprensione del mistero della vita di Gesù.

Rispondi a Maria Murè Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *