Il Tempo Pasquale ci invita a correre dietro ai primi testimoni della risurrezione per accogliere e annunciare questa verità: “Egli vive!”. È la Buona Notizia che attraversa la Storia e che porta l’Umanità al suo vero destino, alla sua vera vocazione. O Umile verità, che si sottomette all’accoglienza della fede! O verità umile, che si serve e si fida del mezzo semplice della parola per condurre l’Umanità e la Storia al suo pieno compimento!
L’umiltà di Dio si manifesta in pieno nell’evento della risurrezione, vissuto e annunciato da Gesù nel corso del suo ministero pubblico. Infatti per arrivare al cuore della gente non badava a discorsi eloquenti, ma richiamava le esperienze semplici di ogni cittadino facendo uso delle parabole (cfr. Mt 13); e siccome “il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,18), umilmente chiedeva a semplici pescatori di offrire le loro barche (cfr. Mt 13,1-3) o la loro casa per facilitare l’annunzio del Regno (cfr. Mc 3,20); altri condividevano la mensa (cfr. Mc 2,15; Lc 7,36), senza sapere che quell’Uomo semplice era il Vero Cibo che nutre corpo, anima e spirito in eterno.
Con vera umiltà accoglieva le donne, diventate discepole; tra queste alcune con i loro beni lo assistevano nelle necessità del suo lungo peregrinare per le strade della Galilea, della Giudea e dintorni (cfr. Lc 8,1-3). Forse proprio loro, le donne, intuivano in Lui la Verità che annunciava se stessa e invitava all’essenzialità: “Convertitevi: il Regno è vicino” (Mc 1,15), “Seguimi” (Mc 2,13); “Venite e vedete” (Gv 1,39). Infine, le pagine del Vangelo ci fanno innamorare di Lui, semplice profeta della Galilea, ad ogni incontro, ad ogni gesto, ad ogni parola, svegliando dentro di noi quella sete infinita di vita e di verità.
La Liturgia della Chiesa non si stanca di dispensare ogni giorno questo annunzio e lo fa attraverso la Parola. Ma noi, generazione della tecnocrazia, riusciamo ad aprirci alla semplicità del vangelo di Gesù senza cadere nella tentazione di servirci dei mezzi più sofisticati, per parlare del Risorto, il quale si comprende solo nella fede e nell’incontro reale con Lui?
Forse, conviene ricordare di nuovo il Poverello di Assisi, consegnandosi all’essenzialità e all’integrità della Parola e dell’esempio del Signore, senza aggiunta, senza commenti, senza scuse o giustificazioni. In lui il Vangelo ha trovato spazio ampio per fiorire con forza. Le Fonti sono piene dell’esempio del santo che credeva alla verità della Parola e subito la metteva in pratica, invitando gli altri a fare lo stesso, perché era Vivente Colui che gli parlava, divenendo di Lui testimone e araldo:
«L’uomo di Dio non teneva ancora delle prediche al popolo ma, attraversando città e castelli, tutti esortava ad amare e temere Dio, a fare penitenza dei loro peccati. Egidio esortava gli uditori a credere nelle parole di Francesco, dicendo che dava ottimi consigli. Gli ascoltatori si domandavano l’un l’altro: “Chi sono questi due? cosa ci stanno dicendo?”. A quei tempi l’amore e il timor di Dio erano come spenti nei cuori, quasi dappertutto; la penitenza era ignorata, anzi la si riteneva una insensataggine. A tanto erano giunte la concupiscenza carnale, la bramosia di ricchezza e l’orgoglio, che tutto il mondo pareva dominato da queste tre seduzioni diaboliche. Su questi uomini evangelici correvano perciò opinioni contrastanti. Alcuni li consideravano dei pazzoidi e dei fissati; altri sostenevano che i loro discorsi provenivano tutt’altro che da demenza. Uno degli uditori osservò: “Questi qui o sono uniti a Dio in modo straordinariamente perfetto, o sono dei veri insensati poiché menano una vita disperata: non mangiano quasi niente, camminano a piedi nudi, hanno dei vestiti miserabili”. Ciò nonostante, vedendo quel modo di vivere così austero eppure così lieto, furono presi da trepidazione. Nessuno però osava seguirli. Le ragazze, al solo vederli da lontano, scappavano spaventate, nella paura di restare affascinate dalla loro follia» (FF: 1436/1437).
Passa il Tempo e passano le generazioni, ma il Risorto continua il suo corso nell’umile annuncio dei suoi e nel consenso di chi ascolta e crede. È la verità sempre presente che anche Papa Francesco richiama nella Christus Vivit, invitando i giovani di questa generazione ad aprirsi a questa Presenza Viva per essere Testimone dell’Unica Verità che salva:
«Egli vive! Occorre ricordarlo spesso, perché corriamo il rischio di prendere Gesù Cristo solo come un buon esempio del passato, come un ricordo, come qualcuno che ci ha salvato duemila anni fa. Questo non ci servirebbe a nulla, ci lascerebbe uguali a prima, non ci libererebbe. Colui che ci colma della sua grazia, Colui che ci libera, Colui che ci trasforma, Colui che ci guarisce e ci conforta è qualcuno che vive. È Cristo risorto, pieno di vitalità soprannaturale, rivestito di luce infinita. Per questo San Paolo affermava: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede» (1 Cor 15,17). Se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirlo di luce. Così non ci saranno mai più solitudine e abbandono. Anche se tutti se ne andassero, Egli sarà lì, come ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Egli riempie tutto con la sua presenza invisibile, e dovunque tu vada ti starà aspettando. Perché non solo è venuto, ma viene e continuerà a venire ogni giorno per invitarti a camminare verso un orizzonte sempre nuovo» (Francesco: Christus Vivit 124-125). O Verità umile! O umile Verità!
Suor Maria Aparecida da Silva
Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda