La discesa di Dio II: la via dell’Umiltà

“Quando venne la pienezza del Tempo Dio mandò il suo Figlio, nato da Donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).

Siamo appena addentrati nel Tempo Ordinario e respiriamo ancora quell’aria di tenerezza che ci ha coinvolto nel Natale, nonostante le minacce di violenza che circondano i nostri giorni e riempiono le pagine dei giornali. Infine, ci troviamo sempre di fronte a questo contrasto immenso proprio della vita umana sulla terra. Ed è proprio questa la perenne novità cristiana: “nella pienezza del Tempo” Dio decide di darci il suo Figlio per indicarci che ogni tempo è carico della Sua Presenza, ogni tempo oggetto della sua salvezza.

Abbiamo visto quanto l’umiltà di Dio abbraccia questa nostra condizione umana rivestendosi della nostra carne nel grembo di Maria, mistero dinanzi al quale dobbiamo solo e sempre inginocchiarci per contemplare e adorare… mentre risuonano ancora nella nostra mente le parole di Papa Francesco all’inizio di questo nuovo anno per la Giornata Mondiale per la Pace: «Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte». Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr: Mc 7,17-23). Cosa, dunque, ci è chiesto di fare?

A illuminare le nostre risposte e le proposte che lo stesso Papa Francesco ha indicato è sempre la Parola di Dio. La lettera ai Galati ci ricorda l’umiltà del Figlio di Dio nella sua discesa tra noi e per noi, mettendo in evidenza l’aspetto particolare, tipicamente francescano, della sottomissione: nato da donna, nato sotto la Legge. Sottomesso alle leggi della natura che Lui stesso ha creato; sottomesso alle leggi religiose e sociali come ogni figlio di uomo; sottomesso alle condizioni temporali, Egli, l’Eterno!

Lo troveremo sempre così, il Figlio di Dio, come servo obbediente. Quanta umiltà! Stupenda Umiltà! Ha voluto e ha deciso diventare “humus”, stare “sotto”, proprio come la terra sotto i nostri piedi, ma il mistero di questa scelta sta proprio a indicare che la terra, che sembra essere solo calpestata, invece è quella che ci sostiene, che ci dona sicurezza, è l’habitat nel quale troviamo il segreto del vivere… e del morire.

Quindi, scegliendo la via dell’umiltà il Figlio di Dio si fa cammino per indicarci non solo il cammino da seguire, ma soprattutto, per indicarci la bellezza genuina della nostra essenza: “humus”, terra buona, terra fertile. Seguirlo quindi in umile sottomissione è la via per toglierci di dosso, pietre, spine (cfr. Mc 4,1-9), e tutte quelle incrostazioni varie che acquistiamo lungo la vita, e che ci impediscono di essere liberi figli di Dio, che Speranza certa!!!!

San Francesco d’Assisi non ha temuto di seguire le orme del Figlio di Dio, una volta innamorato dalla Sua povertà e catturato dalla Sua umiltà, in fretta ha iniziato il cammino verso la spogliazione di sé stesso, scoprendo la gioia nascosta in quella sottomissione alla volontà di Dio e ad ogni umana creatura, scelta dal Signore Gesù.

«Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine (Cfr. Gen 1,26) di lui secondo lo spirito. E tutte le creature, che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la propria natura, servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te. E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crucifiggerlo, e ancora lo crucifiggi quando ti diletti nei vizi e nei peccati. Di che cosa puoi dunque gloriarti?ma in questo possiamo gloriarci, nelle nostre infermità e nel portare sulle spalle ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo» (cfr. Ammonizione V, FF: 153).

Ecco il benefico ritorno all’umiltà di cui parla Papa Francesco, assumendo atteggiamenti concreti di conversione, di «un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza». E saremo sempre in stato di emergenza finché il Figlio di Dio sarà ancora assoggettato a qualsiasi specie di schiavitù che non tiene in conto la dignità dell’essere umano.

Sì, con passi decisivi seguiamo le orme del Signore e cerchiamo di capire come ci farà bene questo soddisfacente processo di purificazione, per riscattare in noi quella terra buona, nella quale siamo stati plasmati. Tutte le creature umanw, anche quella che compie atti orrendi e mai immaginabili come quelli che stiamo vedendo, hanno nella propria essenza quella bontà originaria propria della terra che è capace di produrre frutto quando viene preparata per accogliere il seme… il seme urgente della pace e della fraternità, di quel bene che sia davvero comune.

Suor Maria Aparecida da Silva
Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda

1 commento

  1. Parole stupende in cui immergerci ogni giorno e a cui appoggiarci in ogni momento difficile della nostra vita per arrivare ad una duratura “conversione”. Grazie suor Maria Aparecida da Silva!

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