“Si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi”.
Nel consegnarci la Sua preghiera, Gesù ci aiuta a fare un salto di qualità in rapporto all’Antica legge, che sottolineava una negazione: «Non pronuncierai invano il nome del Signore, tuo Dio» (Es 20,7), data a Israele all’inizio della sua conoscenza di essere popolo “di Dio”, un Dio allora più temuto che amato. Gesù invece si colloca con la libertà di Figlio che “santifica”, con la sua vita, il nome del Padre. Così Gesù ci fa conoscere il Nome di Dio che è appunto: “Padre”. Lui stesso lo testimonia tutte le volte che ci parla del Padre Suo, specialmente al capitolo 17 di Giovanni, testo particolarmente caro a San Francesco, lasciato a noi come regola di vita:
«Manteniamoci dunque fedeli alle parole, alla vita, alla dottrina e al santo Vangelo di colui che si è degnato pregare per noi il Padre suo e manifestarci il nome di lui, dicendo: “Padre, ho manifestato il tuo nome agli uomini…Padre santo, custodisci nel Nome tuo coloro che mi hai dato… E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificati nella verità… affinché siano perfetti nell’unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me. Ed io renderò noto a loro il tuo Nome, affinché l’amore col quale tu hai amato me sia in loro ed io in loro”» (cfr. Rnb XXII:FF62).
Per Francesco quindi, la santificazione del nome di Dio, è allo stesso tempo “conoscenza” e “amore”. Per questo spiega: «si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi». Non è forzato pensare che quando prega così, Francesco ha davanti a sé il Signore Gesù: il compimento delle promesse del Padre lungo tutta la Storia; Egli che apre per l’Umanità del passato, del presente e del futuro, l’ampiezza dei benefici celesti; il cui giudizio è misericordia senza limiti e la cui maestà esercita non con potere che domina, ma con l’amore che libera e salva.
Quindi, se il nome di Dio è “Padre”, noi lo santifichiamo quando entriamo nella logica di Gesù, ossia quando siamo tutti fratelli e lo confessiamo con il nostro stile di vita, a imitazione del Signore, in modo che anche la nostra vita diventi Buona Notizia di un Padre che ama tutti senza distinzione.
Secondo Papa Francesco, quando siamo capaci di innestare nel tessuto sociale la conoscenza della Trinità, continuamente all’opera per guarire e salvare l’Umanità e la Creazione intera:
«Confessare un Padre che ama infinitamente ciascun essere umano implica scoprire che con ciò stesso gli conferisce una dignità infinita. Confessare che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana significa che ogni persona umana è stata elevata al cuore stesso di Dio. Confessare che Gesù ha dato il suo sangue per noi ci impedisce di conservare il minimo dubbio circa l’amore senza limiti che nobilita ogni essere umano. La sua redenzione ha un significato sociale perché Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini. Confessare che lo Spirito Santo agisce in tutti implica riconoscere che Egli cerca di penetrare in ogni situazione umana e in tutti i vincoli sociali… perché sa provvedere e sciogliere i nodi delle vicende umane anche più complesse e impenetrabili» (cfr. EG 178).
Così la preghiera al Padre sboccia naturalmente facendoci testimoni «di una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – ma desiderio profondo di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amando questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amando l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità» (cfr. EG 183), santifichiamo il Nome di Dio.
Sr. Maria Aparecida Da Silva
Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Atripalda
“Confessare che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana significa che ogni persona umana è stata elevata al cuore stesso di Dio.” Signore, il mio entusiasmo nella vita di fede a volte vacilla. Ti prego, in quei momenti infondimi nuovo coraggio per riprendere il cammino con la tua forza. Sul tuo Sacro Cuore appoggio il mio capo e mi sento accarezzata, consolata e rassicurata. 🙏🙏🙏